La fotografia erotica di ARAKI

Nobuyoshi Araki, fotografo giapponese con sede a Tokyo, città in cui nacque il 25 maggio 1940, ha acquisito notorietà in tutto il mondo per le sue foto candidamente erotiche. Forse il fotografo più prolifico nella storia del mezzo fotografico, Araki è autore di oltre 350 libri e le sue mostre spesso includono migliaia di immagini. Un sedicente “foto-maniaco”, la fotografia è uno stile di vita per Araki; utilizza dozzine di rullini al giorno. Meglio conosciuto per le sue voyeuristiche immagini in stile istantanee delle donne spesso legate con corde (kinbaku) e  di colorati “fiori sensuali”, Araki ha utilizzato la fotografia per interpretare le emozioni e le esperienze.

Araki ricevette una macchina fotografica all’età di 12 anni dal padre. Nel 1963 si laureò presso il dipartimento di ingegneria all’Università di Chiba in fotografia e cinema. Subito dopo la laurea lavorò nel campo della fotografia commerciale presso la società di pubblicità chiamata Dentsu. Durante i suoi nove anni in questa società riuscì anche a perseguire i propri progetti. Nel 1964 ricevette il premio Taiyo per Satchin, una serie fotografica in bianco e nero con i bambini del centro di Tokyo, il cui titolo deriva dal nomignolo di una bambina. Espose queste opere e altre nella sua prima mostra avvenuta nel 1965.

Nel 1970 Araki creò il suo primo album fotografico Xerox, che produsse in edizione limitata e inviò ad amici, critici d’arte, e alle persone scelte a caso dalla rubrica telefonica. La qualità di questo primo tipo di fotocopie, spesso portava le immagini ad avere toni inusuali. Nel 1971 pubblicò la raccolta di stampe fotografiche private “Sentimental Journey” (Senchimentaru na Tabi), in cui la sua vita personale, in particolare il suo matrimonio e la luna di miele con Yoko Aoki, è stata riportata in forma di diario.

A prima vista le immagini sembrano essere spontanee ed ingenue, ma sono in realtà messe in scena. Sentimental Journey stabilì la reputazione di Araki, nel 1972 lasciò Dentsu per divenire un fotografo freelance. Da allora, quasi tutte le sue opere hanno ruotarono intorno alla sua vita e sono quasi sempre sulle donne che gli sono vicine. Stilisticamente, Araki non è mai stato un purista.

Lavora in bianco e nero e colore, utilizzando cibachrome nonché fotocopie a colori per la loro pacchianeria e artificialità; egli utilizza sia la luce naturale che quella più dura del flash. Araki ha impiegato molte tecniche sperimentali e processi, tra cui collage, fotomontaggio, solarizzazione e il colore applicato a mano, compresa la vernice (vernice che applicò anche sulla vagina dei suoi soggetti).

Lavora anche con negativi che sono volutamente danneggiati provocando graffi sull’emulsione delle stampe finite. Egli affianca istantanee alle foto in studio, ritratti e scene di strada, nature morte con la pornografia hardcore. Fotografa voracemente, dal corpo femminile al cibo per gatti. Araki lavora principalmente con una Pentax 6×7.

Per Araki, una scena di strada di tutti i giorni può trasformarsi in un ambiente di intima rivelazione. Particolarmente preoccupato dalla sessualità femminile, Araki tenta di diventare più intimo con le donne attraverso la fotografia.

Analogamente a Goldin e Joel-Peter Witkin, che lavorano anche con immagini erotiche, Araki cerca di bilanciare il sublime e l’osceno, le sue foto sono allo stesso tempo scioccanti e misteriosamente tenere. Nel corso degli anni, le sue audaci fotografie sono state oggetto di censura, soprattutto in Giappone, un fatto che diminuì la sua influenza. Le sue serie includono immagini di donne imbavagliate e legate che indossano l’abito tradizionale del kimono, sul tatami di un ryokan (locanda giapponese). Anche se le donne sono spesso trattenute e zittite, l’arte giapponese della legatura con corda, kinbaku, si differenzia dalla schiavitù in stile occidentale. Le immagini di Araki sono anche eredi della tradizione giapponese dell’arte erotica, soprattutto Shunga, il dipinto erotico del periodo Edo.

I fiori sono presenti in molti dei progetti di Araki degli anni ’90 e sono soggetti appropriati per la sua fusione di eros e morte. Essi combinano l’estasi e la morte, la passione per la vita e una consapevolezza malinconica della finitezza della vita. Le fotografie di Araki rendono esplicito il concetto che i fiori sono organi riproduttivi ed emblemi della consumazione dell’amore.

La città di Tokyo è un’altro dei soggetti scelti da Araki, ma ha un interesse solo per le aree urbane che frequenta e conosce bene, come ad esempio Shinjuku, quartiere dei divertimenti di Tokyo, con i suoi locali notturni, striptease e alberghi squallidi. Le persone spesso sembrano tristi e sole nella Tokyo di Araki. Egli sostiene che “la fotografia è sinonimo di ciò che si riferisce a me. Non vado da qualche parte solo per scattare fotografie.” Araki ha curato la maggior parte dei suoi libri, ed ha guadagnato un forte seguito negli Stati Uniti e in Europa.

Egli ha stretto amicizia con altri grandi foto-diaristi come Robert Frank e Nan Goldin, nel 1995 Araki pubblicò un libro con Goldin intitolato Tokyo Love. Ha inoltre approfondito la fotografia di moda stilizzata. Nel 2002, l’editore tedesco Taschen pubblicò un tributo sontuoso al lavoro di Araki, un enorme e unico (numerato e firmato) libro con 1000 immagini, con una tiratura di soli 2.500 esemplari. Nel 2003 il fotografo pubblicò “Araki by Araki: The Photographer’s Personal Selection 1963–2002” la più completa raccolta del suo lavoro, raccogliendo immagini per ogni anno.