Sesso e attaccamento

Sesso: tutta questione di pulsioni? Con la teoria dell’attaccamento sembrerebbe proprio di no! Fare sesso, così come nutrirsi, dissetarsi e riposare tramite il sonno è uno dei bisogni primari dell’essere umano. Una rappresentazione grafica di ciò la si può riscontrare nella celebre “piramide” di Maslow che esemplifica la gerarchia dei bisogni umani postulando che l’accesso ai bisogni di rango superiore è ricercato dall’individuo soltanto nel momento in cui sono stati soddisfatti i bisogni di base.

Poiché l’essere umano è programmato per perpetuare comportamenti e prendere decisioni utili alla sopravvivenza ed al mantenimento della specie, la sessualità è guidata, proprio come la ricerca di cibo o di un luogo sicuro in cui insediarsi, da stimoli e pulsioni di natura fisiologica mirati a garantire il perseguimento di tali scopi.

Ma la sessualità negli esseri umani non si limita soltanto alla dimensione genitale. Nella sua espressione infatti sono implicate numerose influenze psicologiche e culturali e la biologia, da sola, non è in grado di spiegare l’ampia variabilità del comportamento sessuale nella specie umana. Il comportamento sessuale infatti viene attuato non soltanto a scopi riproduttivi ma anche con la finalità di regolare stati emotivi e soddisfare bisogni di carattere non primariamente sessuale, come ad esempio il bisogno di attaccamento: la sessualità dunque può essere agita con scopi di auto-protezione, auto-regolazione e sollievo dalla solitudine e dalla sofferenza.

Bowlby, già alla metà del secolo scorso, pone al centro del comportamento umano il sistema dell’attaccamento, che egli considera (scardinando il primato delle pulsioni proposto da Freud) come il principale motore motivazione in grado di determinare le condotte umane. Il sistema dell’attaccamento prevede la ricerca di vicinanza alla figura di attaccamento, l’effetto “base sicura” verso l’adulto e la protesta alla separazione dal caregiver di riferimento: si tratta di un complesso sistema capace di garantire da un lato al bambino le cure necessarie per il suo corretto sviluppo nei primi tempi della sua vita e dall’altro all’adulto di essere sufficientemente responsivo nei confronti delle richieste del bambino.

L’attaccamento però è un sistema stabile, caratterizzato da una serie di aspettative su sé stessi, sugli altri e sul mondo, che permane anche in età adulta andando ad influenzare tutta una serie di comportamenti relazionali, tra cui anche la sessualità. In particolare sono due le dimensioni coinvolte nell’attaccamento nell’adulto: ansia ed evitamento.

Quando le due dimensioni sono ben bilanciate il clima relazionale (e sessuale) dell’individuo è caratterizzato da stabilità, fiducia, benessere e sicurezza. La persona ritiene di essere degna di ricevere amore, sicurezza e protezione ed è in grado di offrire altrettanto al partner. Diversamente invece, quando una delle due polarità si disequilibra, si determinano condizioni connotate da disagio e sofferenza. Quando l’evitamento è molto alto, la persona vive il comportamento sessuale come scollegato dai bisogni di attaccamento. L’attaccamento infatti viene, per paura, disattivato e l’individuo tende a non coinvolgersi intimamente con il partner sessuale, preferendo soddisfare i propri bisogni in modo individuale piuttosto che attraverso la reciprocità.

Quando invece è l’ansia ad essere particolarmente elevata, la persona si serve del sesso per ricercare amore e rassicurazione. Tramite il sesso l’individuo quindi riduce lo stress e le sue insicurezze più intime poiché ottiene conferme circa la sua amabilità e la disponibilità del partner nei suoi confronti. Il sesso è dunque utilizzato come fonte di nutrimento per l’autostima personale che, se il partner non si mostra disponibile, potrebbe risultare a rischio di compromissione.

Nel caso in cui sia l’evitamento sia l’ansia raggiungano livelli molto significativi, il quadro è ancora più complesso e caratterizzato da maggiore disfunzionalità. Il sesso è vissuto dalla persona come un’esperienza sgradevole, dolorosa e in grado di produrre sofferenza. L’individuo tende quindi a dissociare durante l’atto sessuale con la finalità di proteggersi e di evitare una minaccia percepita. Tale situazione è frequente in persone che hanno vissuto storie di abusi e maltrattamenti, dove è risultato impossibile stabilire un attaccamento sicuro in grado di far sperimentare un clima di fiducia e di protezione, determinando nella persona la convinzione che la vicinanza con l’altro sia una fonte di pericolo.