Brain Fog, menopausa e testosterone

Avete mai sentito parlare di brain fog? Come suggerisce la traduzione letterale dall’inglese si tratta di una condizione di annebbiamento cognitivo, caratterizzato da compromissione della lucidità, dell’attenzione, della concentrazione e della memoria a breve termine. Non si tratta di una vera e propria “malattia”, bensì di una costellazione di sintomi che possono comparire associati a diverse condizioni cliniche, come lo stress cronico, infezioni virali (ad esempio nel famoso Long Covid), insonnia e anche menopausa (in quest’ultimo caso, ovviamente, non ci riferiamo ad una condizione clinica bensì ad una fase fisiologica dello sviluppo della donna).

Per provare a comprendere come si traduca in concreto la brain fog, possiamo pensare a come ci sentiamo non appena ci svegliamo, magari dopo un pisolino un po’ imprevisto nel cuore del pomeriggio: è come se facessimo fatica a rimetterci in moto, sentiamo che il nostro funzionamento è rallentato e che non siamo nel pieno delle nostre facoltà. In tal caso però si tratta di qualcosa di assolutamente normale perché il nostro cervello non è un robottino che si accende e si spegne con un interruttore: le sue diverse aree infatti si riattivano in modo graduale proprio a causa del fenomeno dell’inerzia del sonno.

Nel caso invece della brain fog, questa fastidiosa sensazione accompagna la persona per buona parte della sua giornata, facendola sentire costantemente “intontita” e rendendo quindi difficile lo svolgimento delle attività quotidiane più impegnative, come ad esempio il lavoro.

Non è insolito, come detto in precedenza, che questa condizione si verifichi durante la menopausa che, pur rappresentando una normale fase del ciclo femminile, costituisce un momento di passaggio molto faticoso perché caratterizzato da numerosi cambiamenti che la donna deve affrontare su tanti fronti tutti insieme.

Questo stato di confusione mentale, un po’ simile al cosiddetto “mommy brain” che interessa le donne nel post-parto quando trovano impossibile persino ricordarsi che cosa hanno nel frigorifero, è legato ad un calo di estrogeni e testosterone. Tali ormoni infatti giocano un ruolo importante nel funzionamento cerebrale ed una loro minore concentrazione è dunque responsabile di un quadro cognitivo di affaticabilità, distraibilità e labilità. Del resto, sempre in connessione alla diminuzione del testosterone, troviamo altri effetti indesiderati poco piacevoli, come il calo della libido, la stanchezza e la mancanza di energia, gli sbalzi dell’umore frequenti, la perdita di muscolo e l’aumento di peso.

A livello “self-help” ciò che puoi fare se ti ritrovi nella definizione di “brain-fog” è in primis adottare uno stile di vita sano, passando attraverso una dieta varia ed equilibrata, esercizio fisico settimanale, quantità di riposo adeguato e svolgimento di attività piacevoli utili a contenere lo stress ed aumentare il tono dell’umore.

È però importante, come sempre, non trascurare sintomi che paiono più intensi, più invalidanti e più capaci di compromettere la qualità della vita quotidiana, rivolgendosi ad un medico per lo svolgimento degli opportuni esami, anche al fine di escludere altri quadri clinici, e per la valutazione di un’eventuale terapia ormonale sostitutiva.