La LUNGHEZZA non conta...

Una fotografa inglese pubblica in un libro cento foto di peni di ogni età ed etnia, con relative interviste ai proprietari. Uomini che si mettono a nudo, con le loro fragilità, riportando in auge un’antica questione: davvero la virilità si misura in centimetri?

Enlarge your penis: ci risiamo. Insieme alle pillole dimagranti, la casella spam è tornata a riempirsi di email con pozioni miracolose che garantiscono «una virilità possente in cinque giorni». Effetto prova costume per lui, oltre che per lei? Certo: c’è chi risolve con le braghe da surfista che lasciano tutto (o niente) all’immaginazione. Ma la moda vorrebbe boxer aderenti e c’è chi non rinuncerebbe mai allo slip. E allora gli imbonitori 2.0 vanno all’attacco, e pazienza se tra i milioni di destinatari ci sono donne come me.

Per carità, le misure contano, ma ciò che conta di più non sono le dimensioni ma piuttosto la maestria – e la tempistica – con la quale viene usata

Però i maschi non si rassegnano. Continuano a credere che un attrezzo voluminoso sia irresistibile a prescindere, e provano a fulminarci mettendosi in tiro e bersagliandoci con fotodi vario tipo

Quello che sembra un atto di spavalderia ribalda e un po’ violenta nasconde in realtà insicurezza, ricerca di conferme. E paura di mostrarsi per chi si è davvero.

È l’idea da cui è partita Laura Dodsworth, pluripremiata fotografa inglese che ha immortalato cento peni e li ha schiaffati in un libro perfetto per il tavolino del living. Per infrangere un tabù? Offrire spunti di conversazione? Mostrare ai maschi quanto ampia sia la normalità e permettendo loro di fare pace con il righello? Anche. Ma Manhood: the bare reality (Pinter & Martin editore) più di tutto fa parlare gli uomini: di emozioni, sentimenti, ansie, esperienze imperniati su quella dozzina di centimetri nella quale viene superficialmente confinata la virilità.

Uomini che “si mettono a nudo” due volte. E anche questo è un tabù che viene infranto: la virilità è in genere stoica, sicura di sé. Il vero uomo non deve chiedere mai. E mentre i giornali femminili sono pieni di storie nelle quali le donne parlano del loro corpo, di tradimenti e amori, gli uomini tacciono. Ora però anche sui “loro” giornali sono arrivati creme per il viso, scrub, diete: perché non dare un po’ di spazio al pene e alle loro “pene”? Così le foto segnaletiche di Laura Dodsworth di peni maggiorenni di ogni età, forma e dimensione diventano la metafora dell’animo dei proprietari, celato per timidezza, vergogna, paura di un giudizio. Sensazione di inadeguatezza. La misura di sé a confronto con gli altri, insomma, la sfida a chi ce l’ha più lungo, e non solo nello spogliatoio, ma nella quotidianità. Dal veterano al prete, dal porno-addict al sopravvissuto al cancro, dal disabile al palestrato che viene solo se si masturba, dall’eia culatore precoce al feticista: uomini diversi per ceto sociale, etnia, religione, gay, etero, bisex, trans, single o in coppia condividono riflessioni sul loro corpo, la sessualità, le relazioni, la paternità, il lavoro e la salute. Smentendo molti luoghi comuni con storie buffe, spesso malinconiche, dove traspare la “fatica” di portare tra le gambe quel vessillo ingombrante – a prescindere dalle dimensioni – della mascolinità.

«Oggi il mondo maschile rivela maggiore fragilità rispetto al passato», commenta Roberta Rossi, psicologa, psicoterapeuta e presidente della Federazione italiana di sessuologia scientifica. «Si fa l’errore di credere che l’uomo sul tema sia onnisciente, self-confident con i propri genitali solo perché esterni: ma non è certo garanzia di un buon rapporto col proprio corpo o con quello dell’altro». Conferma le ansie maschili Vincenzo Mirone, urologo e consigliere della Società italiana di urologia: «Tra i giovani maschi over 16 negli ultimi quindici anni si è diffusa la dismorfo-penofobia, la paura di avere un pene piccolo, generata dai confronti in palestra e alimentata dalle ricerche su YouPorn.

La visita dell’urologo comporta la misurazione di lunghezza e diametro del pene in erezione, ottenuta con prostaglandine intracavernose: nove volte su dieci il pene è normale, la penetrazione in vagina è di 6-7 cm e quindi averlo lungo 30 o 6,5 cm non cambia nulla.

A tutte queste paure l’urologo cerca di fornire valutazioni obiettive perchè la cosa peggiore è non avere risposte alle proprie domande e andare in cerca di rimedi miracolosi sul web peggiorando insicurezza e senso di inadeguatezza».

E in effetti, conclude Roberta Rossi, «Sempre più spesso incontro ventenni che non hanno ancora cominciato ad avere rapporti sessuali o che riescono a eiaculare solo con masturbazione, con una eccessiva sensibilità al glande che impedisce loro penetrazione e rapporti orali. Si dà per scontato che l’uomo abbia una sessualità istintiva: infatti ci sono tanti manuali di self-help sulla sessualità femminile, mentre per i maschi non c’è nulla. Si pensa che basti il porno». E il piacere dell’altro? «È un’ossessione: ma più che per generosità, come dimostrazione della propria ars amatoria.

Donne e dimensioni? Qualcuna gradirebbe averne un po’ di più, ma la lamentela più diffusa è sulla rapidità d’azione. E poi, più che i centimetri, contano i messaggini carini, le attenzioni, l’ascolto. La grandezza del cuore, più che quella del pene».

[di Mariateresa Truncellito per GIOIA]